Ci sono dei luoghi che sono
perfetti e armoniosi nella loro semplicità.
Uno di questi per me è
sicuramente Olivola, borgo del Basso
Monferrato. Se siete amanti degli itinerari minori, dei tesori nascosti e dei
paesaggi ancora intatti apprezzerete Olivola, e scoprirete nei suoi dintorni
almeno due tappe con le stesse attrattive: Moleto e Cella Monte.
Olivola è un piccolo centro con
poco più di 100 abitanti, una manciata di case in posizione aperta e molto
panoramica, senza brutture architettoniche a deturpare il panorama.
E’ realizzato interamente in
tufo, materiale tipico della zona, con una gradevole uniformità cromatica. Il paese si snoda intorno alla piazza principale,
dominata dalla chiesa tardo-romanica di San Pietro Apostolo, in mattoni pieni
misti a blocchi di calcare locale. Ai margini dell’abitato, su una piccola
altura da cui si gode una splendida vista sul Monferrato, sorge la chiesetta di
San Pietro, di origine romanica e poi rimaneggiata. Probabilmente il campanile
era una torre di avvistamento a cui è stata successivamente addossata la chiesa.
Una sosta
nella piazzetta ai tavolini del caffè
vineria “Cà Nostra” (in cui si può anche pranzare) è un piccolo-grande
piacere: il panorama, la quiete, la luce, la cura di un centro storico
conservato con cura. All’interno del locale c’è un quadretto con la scritta
“Olivola non è New York, ma è l’arte di vivere con poesia”, che sintetizza bene
lo spirito di questo borgo.
Spostandosi
verso Cella Monte, imperdibile una sosta a Moleto,
un gruppo di case adagiate su un altipiano con un panorama mozzafiato. Il borgo
è molto antico, si dice di origine saracena; le case, tutte nei tradizionali
conci di tufo estratti nella cava poco distante, si affacciano sull’unica strada e si
distinguono per l’aspetto estremamente ricercato e signorile. Nei giardini ci
sono palme e alberi secolari, a testimonianza della mitezza del clima, e le
colline circostanti sono coltivate a vite. Moleto è l’icona classico borgo
italiano che affascina i turisti con la sua architettura, la perfezione del
paesaggio e l’atmosfera. Con la ristrutturazione di alcune cascine è nato un
progetto di turismo congressuale e resort, e durante la nostra visita abbiamo
incontrato molte auto straniere.
La strada
conduce all’estremità del paese dove, in un pendio in posizione panoramica e
isolata, si trova la chiesetta romanica di San Michele, antecedente l’anno
Mille. E' costruita in conci di tufo con facciata a capanna, ed quasi
incredibile scoprire che questa non sia la sua collocazione originaria. Infatti
venne smontata e ricollocata qui nel 1968 dal sito originario che era
minacciato dall’attività estrattiva della cava.
Il prato
circostante è perfetto per una pausa relax o per un picnic, anche se spesso un
po’ affollato, e ospita il Bar Chiuso,
famoso per il calendario di concerti jazz di ottimo livello.
Proseguiamo pochi
chilometri fino a Cella Monte, il paese in pietra da cantoni in posizione
dominante su una collina. Il centro si caratterizza per i palazzi nobiliari e
signorili, tutti recentemente oggetto di ritrutturazioni che valorizzano la
struttura delle facciate in pietra. La pietra da cantoni, comunemente nota come
tufo, è un’arenaria marnosa-calcarea o silicio-calcarea compatta e facilmente
lavorabile, che accomuna l’architettura tradizionale della zona e ne è
riconosciuta come il simbolo.
A Cellamonte
ha sede l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, http://www.ecomuseopietracantoni.it,
museo diffuso che ha l’obiettivo di recuperare e valorizzare la Pietra da
Cantoni e il paesaggio monferrino nelle sue componenti edilizie, agricole e
forestali, tra cui i caratteristici infernot, i vani sotterranei scavati nella
pietra sotto le case e i cortili, privi di luce e aerazione naturale e adibiti
a cantine. Ne sono stati censiti 44 e rappresentano capolavori di architettura
contadina, spesso con un certo valore artistico.