giovedì 24 aprile 2014

Un luogo del cuore - itinerario nel Monferrato




Ci sono dei luoghi che sono perfetti e armoniosi nella loro semplicità. 
Uno di questi per me è sicuramente Olivola, borgo del Basso Monferrato. Se siete amanti degli itinerari minori, dei tesori nascosti e dei paesaggi ancora intatti apprezzerete Olivola, e scoprirete nei suoi dintorni almeno due tappe con le stesse attrattive: Moleto e Cella Monte.

Olivola è un piccolo centro con poco più di 100 abitanti, una manciata di case in posizione aperta e molto panoramica, senza brutture architettoniche a deturpare il panorama.
E’ realizzato interamente in tufo, materiale tipico della zona, con una gradevole uniformità cromatica. Il paese si snoda intorno alla piazza principale, dominata dalla chiesa tardo-romanica di San Pietro Apostolo, in mattoni pieni misti a blocchi di calcare locale. Ai margini dell’abitato, su una piccola altura da cui si gode una splendida vista sul Monferrato, sorge la chiesetta di San Pietro, di origine romanica e poi rimaneggiata. Probabilmente il campanile era una torre di avvistamento a cui è stata successivamente addossata la chiesa. 

Una sosta nella piazzetta ai tavolini del caffè vineria “Cà Nostra” (in cui si può anche pranzare) è un piccolo-grande piacere: il panorama, la quiete, la luce, la cura di un centro storico conservato con cura. All’interno del locale c’è un quadretto con la scritta “Olivola non è New York, ma è l’arte di vivere con poesia”, che sintetizza bene lo spirito di questo borgo.

Spostandosi verso Cella Monte, imperdibile una sosta a Moleto, un gruppo di case adagiate su un altipiano con un panorama mozzafiato. Il borgo è molto antico, si dice di origine saracena; le case, tutte nei tradizionali conci di tufo estratti nella cava poco distante,  si affacciano sull’unica strada e si distinguono per l’aspetto estremamente ricercato e signorile. Nei giardini ci sono palme e alberi secolari, a testimonianza della mitezza del clima, e le colline circostanti sono coltivate a vite. Moleto è l’icona classico borgo italiano che affascina i turisti con la sua architettura, la perfezione del paesaggio e l’atmosfera. Con la ristrutturazione di alcune cascine è nato un progetto di turismo congressuale e resort, e durante la nostra visita abbiamo incontrato molte auto straniere. 

La strada conduce all’estremità del paese dove, in un pendio in posizione panoramica e isolata, si trova la chiesetta romanica di San Michele, antecedente l’anno Mille. E' costruita in conci di tufo con facciata a capanna, ed quasi incredibile scoprire che questa non sia la sua collocazione originaria. Infatti venne smontata e ricollocata qui nel 1968 dal sito originario che era minacciato dall’attività estrattiva della cava.
Il prato circostante è perfetto per una pausa relax o per un picnic, anche se spesso un po’ affollato, e ospita il Bar Chiuso, famoso per il calendario di concerti jazz di ottimo livello.


Proseguiamo pochi chilometri fino a Cella Monte, il paese in pietra da cantoni in posizione dominante su una collina. Il centro si caratterizza per i palazzi nobiliari e signorili, tutti recentemente oggetto di ritrutturazioni che valorizzano la struttura delle facciate in pietra. La pietra da cantoni, comunemente nota come tufo, è un’arenaria marnosa-calcarea o silicio-calcarea compatta e facilmente lavorabile, che accomuna l’architettura tradizionale della zona e ne è riconosciuta come il simbolo. 

A Cellamonte ha sede l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, http://www.ecomuseopietracantoni.it, museo diffuso che ha l’obiettivo di recuperare e valorizzare la Pietra da Cantoni e il paesaggio monferrino nelle sue componenti edilizie, agricole e forestali, tra cui i caratteristici infernot, i vani sotterranei scavati nella pietra sotto le case e i cortili, privi di luce e aerazione naturale e adibiti a cantine. Ne sono stati censiti 44 e rappresentano capolavori di architettura contadina, spesso con un certo valore artistico.