La danza delle ombre felici è il primo libro pubblicato da Alice Munro. Uscito in Canada nel 1968, ha vinto il Governor General's Award, il principale premio letterario canadese.
Mi sembra il libro giusto per avvicinarsi ad Alice (perdonate l'irriverenza ma ormai siamo così intime che nei miei appunti la chiamo A.), e non solo perchè è il suo esordio d'eccezione. Un libro faticoso da scrivere (abbraccia racconti scritti in un arco di 15 anni e più volte rivisti) e subito apprezzato dalla critica Canada nonostante fosse una raccolta di racconti, un genere ritenuto inferiore a un romanzo. Quel romanzo che, da quel momento in poi, tutti hanno iniziato ad aspettarsi da Alice Munro tanto che spesso, per l'incapacità di soddisfare questa richiesta pressante e portare a termine i suoi abbozzi di romanzo, ha dubitato di essere una scrittrice di valore.
Sono arrivata a questo libro dopo un lungo giro tra altre raccolte successive, lette in ordine sparso e in più riprese. Reduce dai libri che ha scritto a carriera avanzata e in età più tarda, più oscuri e cupi, La danza delle ombre felici mi è sembrato una ventata di freschezza.
Intendiamoci, non stiamo parlando di un libro spensierato. Si riconosce già Alice Munro nell'unicità del suo stile e ci sono i semi delle sue tematiche, i suoi luoghi e quel sentimento di desolazione, isolamento e insicurezza serpeggia tra i personaggi dei vari racconti.
Per cui, se la scrittrice non fa per voi, non sarà questo libro a farvi cambiare idea. Se invece siete come me e nel testo non cercate solo svago, lieto fine e altre amenità, potrete apprezzare la complessità di questi racconti e trovare risonanza nel vostro dark side.
Un buon libro per conoscere Alice Munro
La mia impressione è che sia un libro più accessibile rispetto a molte raccolte successive più ostiche, racconti avari di indizi che necessitano di grande capacità interpretativa da parte del lettore per decifrare il senso della storia. La danza delle ombre felici è un libro in cui la narrazione è più fluida, lineare, composto da 15 racconti abbastanza brevi: mancano quei finali tronchi che ti fanno comparire un enorme punto interrogativo nel cervello, i sottintesi sottili che, si capisce solo poi, sono il punto di svolta della storia, i non detti.
Come già dicevo, invece, ci sono già tutte le sue tematiche: l'ambientazione nella zona del Lago Huron, la Huron County nel West Ontario dove Alice è cresciuta, il suo paese natale riproposto con vari nomi (ma certe descrizioni tornano in racconti distanti tra loro di anni e ti fanno riconoscere al volo la sua casa isolata, il prato, etc), gli elementi autobiografici come le sue radici familiari e sociali, la madre malata di Parkinson, gli allevatori spiantati di animali da pelliccia come fu suo padre, i riferimenti alla vita misera e difficile negli anni Trenta, le ragazze che per affrancarsi da una vita di nulla e darsi una possibilità fanno le infermiere o le insegnanti, percorrono lunghi tratti nella neve per andare a scuola e si affacciano alla vita parecchio insicure, andando al ballo della scuola come all'Evento della vita.
Alice ha 37 anni quando esce il libro, ma i racconti abbracciano un periodo di 15 anni precedenti. I protagonisti sono giovani: molti bambini, qualche adolescente, giovani famiglie e giovani figlie adulte alle prese con i problemi della vita, i genitori malati.
I bambini di Alice Munro non sono mai fortunati: sono dolenti, rassegnati, vittime di disgrazie. A volte guardano il mondo con straordinaria saggezza, maturità e disillusione, perchè sono consapevoli della loro condizione nel mondo. Spesso nascono in famiglie disagiate e sono vittime di genitori persi nei loro problemi e nelle loro incapacità.
Figure di bambini indimenticabili.
Qual è il filo conduttore del libro?
Faccio fatica a trovare a bruciapelo un tema che accomuna il libro.
Forse direi il senso di sottile malinconia e di nostalgia di queste zone rurali sconfinate, di questa umanità che si misura con le difficoltà della vita dura nelle fattorie isolate che danno poche possibilità di affrancamento, della miseria degli anni 30, quelli dell'infanzia di Alice, in cui la Grande Depressione colpiva duro. E poi il desiderio di elevarsi a borghesi delle famiglie negli anni '50 e '60; un Canada che cambia velocemente, a livello di urbanistica, di società e soprattutto per il ruolo della donna. Una fotografia di un'epoca.
La cosa strana è che queste atmosfere sono risuonate forte in me, pur appartenenedo a luoghi e culture lontane. In alcuni momenti mi hanno fatto tornare in mente immagini e scene chiarissime della mia infanzia in provincia. Con la differenza che io ero nel Nord Italia negli anni '80. Forse ho rivisto il senso di provincialismo, la vita semplice delle famiglie "perbene"accanto a certe famiglie povere ed emarginate che erano implicitamente escluse dalla vita sociale. La confusa nostalgia che mi pervade pensando a quegli anni un po' polverosi è la stessa che ho trovato in quei racconti. In un appunto a margine del libro ho scritto "Non saprei spiegare e non capisco tutto ma evoca ricordi potenti. Se rileggo a volte perdo il senso ma colgo l'atmosfera". Forse in una scorsa vita ero in Canada degli anni '40? Chissà...
Quel senso vago di spleen d'altronde, è stato il mio compagno di infanzia ed è lo stesso che riconosco quando ascolto certe canzoni o vado in certi luoghi. Ora ho imparato a tenerlo a bada maneggiando i ricordo con cautela.
Un senso trasversale che ho trovato nei racconti, pensandoci meglio, è la condizione della donna, quella che negli anni seguenti ha fatto amare Alice dalle femministe. Essere femmina non è mai facile, a partire dall'infanzia a seguire. Una serie di norme rigide a cui conformarsi per essere scelta, il rischio di non piacere, di essere giudicata, di rimanere zitella, di vivere isolata. La fatica di emergere con le proprie qualità, il proprio progetto di vita, l'ambiente soffocante del paese, la liberazione e al tempo stesso il senso di colpa di chi va via (come ha fatto Alice) e poi per qualche motivo familiare deve tornare sentendosi un pesce fuor d'acqua. Il senso di insoddisfazione che alla fine è presente sia per chi si è sposata e ha messo su famiglia, sia per chi non lo ha fatto.
Qualche racconto per orientarsi nel libro
Se volete iniziare da qualche racconto, ecco quelli che mi sono rimasti impressi.
Il giorno della farfalla, con una bellissima figura di bambina, un'eroina romantica sfortunata e dignitosa
L'ora della morte: stupendo, uno di quei drammi senza parole che solo Alice sa scrivere. La crudezza della povertà materiale e morale, il desiderio avido di riscatto. Ho letto nelle biografie che, quando è uscito il libro, alcuni paesani di Alice si sono riconosciuti nella storia di questa famiglia disagiata e, uno di loro, ubriaco, è andato a sparare contro la casa di suo padre. Inizia così un rapporto difficile con i suoi paesani che ha caratterizzato tutta la sua carriera, con l'accusa di usare il materiale umano dei suoi ricordi per dipingere una realtà negativa di questa area rurale
La danza delle ombre felici, che dà il titolo al libro, un capolavoro di delicatezza, con la figura memorabile della maestra di musica di altri tempi, buona e pura, che contrasta con la new generation delle mamme aspiranti borghesi che portano i figli a scuola di pianoforte. La bambina (con un ritardo mentale?) che suona divinamente, lieve e silenziosa come un'ombra felice, è quella della copertina del libro di Einaudi, ed è uno schiaffo al perbenismo e alle certezze di quelle madri
La pace di Utrecht: un racconto molto significativo per Alice donna e scrittrice. Leggo dalla biografia che "Era la prima volta che scrivevo perchè dovevo assolutamente scrivere, non per vedere se ci riuscivo". Questa urgenza di scrivere è catartica e le fa mettere nero su bianco il rapporto difficile con la madre malata, la sua fuga lontano per studiare e il "tradimento" verso la sorella minore che è stata ad accudire la madre e il suo ritorno pieno di sensi di colpa. Una madre con una patologia complicata e plateale, che faceva vergognare, definita qui "La nostra mamma gotica".
Questo tema, secondo la sua traduttrice Susanna Basso che ho sentito parlare, è poi LA storia che Alice racconta per tutta la sua carriera: l'abbandono dei figli, il diritto alla libertà e le catene affettive che ci tengono legati alle radici e il senso di colpa.