mercoledì 29 gennaio 2014

L'Ikea e l'invecchiamento



Ieri ho fatto la conoscenza con una nuova me, all'Ikea, e devo dire che è stato un pomeriggio di rivelazioni.

Tra le corsie del paradiso del mobile da montare ho capito che il traguardo degli Anta, a cui mi manca ancora un anno e mezzo, si avvicina insidioso e a mi allontana piano piano da quella incoscienza e spensieratezza giovanile per trasformarmi in una dinamica  e saggia quarantenne.  Ho preso atto che sarò quarantenne nella testa, oltre che nel fisico. E scusate se è poco.

Ma vediamo cosa è successo.
Da un po' di tempo mi sono accorta di aver sviluppato un'idiosincrasia a centri commerciali e luoghi affollati in genere, ai neon e alla gente che mi urta e che vorrei affettare con le lame rotanti.
Dovevo comprare delle stoffe all'IKEA e i'idea di trovarmi incolonnata tra stuoli di famigliole con passeggini che procedono a passo di lumaca mi faceva rabbrividire. Rimandavo da settimane e alla fine, saggiamente, ci sono andata il martedì alle 14.00, uno dei momenti più morti della settimana.  

Per risparmiare tempo ho saltato il giro al piano superiore, nell'esposizione degli ambienti arredati che una volta non mi perdevo mai (e grazie alla quale ho arredato casa), e mi sono diretta rapidamente al reparto tessili. Non mi sono fatta distrarre dal reparto cucina e non ho comprato nessuna di quelle cazzatelle di cui solitamente mi riempivo il carrello: accessori inutili per la cucina destinati a restare nei cassetti, bicchieri fragilissimi a 50 centesimi, cuscini dai colori sgargianti, scatole, scatolette e candele, quelle maledette candele che non uso mai.  Riflettevo che non ho più voglia di riempirmi la casa di oggetti inutili, che voglio iniziare un periodo di decluttering.
L'unica concessione che mi sono fatta è stato un vaso di bulbi di narciso (adoro i bulbi perchè sbocciano anche se non ho il pollice verde) e due kit per coltivare in un vaso erbe aromatiche e fiori di campo. Evidentemente invecchiando si acquista una passione per il giardinaggio.

Al bar ho preso una spremuta d'arancia al posto di quei dolcetti ricoperti di glassa che una volta mi piacevano tanto, perchè guardandoli ho immaginato che fossero pieni di grassi idrogenati, olio di palma e conservanti. Sulla stessa scia ho saltato del tutto la visita al negozio di cibi scandinavi; lo scandalo delle polpette con la carne di cavalli dopati deve aver lasciato un segno forte dentro di me, perchè nè le patatine al pepe nè le marmellate di bacche artiche mi hanno tentata minimamente.

Con il mio bottino di stoffe e vegetali un'ora dopo mi sono avviata a casa, realizzando che domenica scorsa, da Eataly, mi è capitata la stessa cosa. Mi aggiravo tra gli scaffali scoprendo ogni sorta di specialità da gourmand e prodotti ricercati, ma poi riflettevo sul rapporto qualtà/prezzo  e sentivo che 6 euro per un sugo sono decisamente troppi, 3 euro per mezzo chilo di pasta trafilata al bronzo anche e 8 euro per una confezione di thè peggio ancora. Mentre osservavo le orde di gente che si aggiravano mi scoprivo a fare elucubrazioni sulla valorizzazione dei prodotti di nicchia come fenomeno di massa e altre amenità. Sono uscita con il cestino pieno solo di prodotti in offerta e con il necessario per la cena, nessuna concessione alla golosità o all'acquisto di impulso.

Ora mi chiedo con un misto di curiosità e di apprensione: sto vivendo un periodo di transizione o d'ora in poi sarò sempre così assennata? Sto diventando una donnina matura e capace di gestire la spesa e il bilancio? Perderò quei tratti un po' naïf  della mia personalità?  Assomiglierò a quelle amiche che facevano sempre la cosa giusta e che io consideravo "vecchie dentro"?

Qualsiasi cosa succeda, spero di continuare a stare bene in mia compagnia, e che nessuno mi definisca mai una "splendida quarantenne". Non lo sopporterei.



Nessun commento:

Posta un commento