mercoledì 19 febbraio 2014

Idoli e derive adolescenziali tardive



Ieri sera si è verificata una congiuntura astrale più unica che rara: io e Dave Gahan ci siamo ritrovati a circa 10 metri di distanza, lui sul palco e io confusa tra il pubblico. Una situazione irripetibile per la mia modesta esperienza di fan, in cui il mio idolo da 25 anni ha per un attimo avvicinato la sua orbita alla mia, ovviamente inconsapevole dell'evento. Per un momento ho pensato "Ecco, ora mi sento felice, potrebbe finire il mondo in questo momento e sarei appagata".

Per la cronaca, ero al concerto dei Depeche Mode a Torino, evento che aspettavo da mesi; il quinto concerto in otto anni di questa band che è stata il mio mito dell'età di 12 anni. Erano gli anni Ottanta, io ero una ragazzina di provincia che consumava i 33 giri a forza di ascoltarli e imparava l'inglese con i testi dei Depeche. Sono passati anni prima che io abbia potuto avere i soldi e l'indipendenza per andare ai loro concerti, per accaparrarmi i biglietti a caro prezzo con mesi di anticipo.
Nel frattempo Dave diventava una rockstar, andava in overdose, si salvava miracolosamente e in rehab incontrava la sua futura moglie, l'infermiera.  Per rimanere sulla cresta dell'onda, 50enne un po' più saggio e misurato ma sempre sexy e con l'aria vissuta, un vero animale da palcoscenico.

Questa mattina, insieme a un manipolo di fans più vicini ai 40-50anni che ai 20, mi sono ritrovata davanti all'hotel dove hanno soggiornato i Depeche per vederli uscire. Ebbene sì, l'ho fatto.
Confesso di avere un po' di vergogna a raccontarlo qui, sembrano scene pù adatte a una 15 enne che a una che presto entrerà negli Anta, però posso dire che c'erano madri di famiglia con i bebè nel marsupio, liberi professionisti indiavolati, insegnanti di liceo e tanti altri personaggi curiosi e insospettabili. 

Osservando i miei compagni di picchetto e parlando con loro (siamo stati 4 ore in piedi e avevamo quel feeling immediato che accomuna chi condivide la stessa fede) ho visto l'atteggiamento un po' ossessivo e monomaniacale dei fans consumati, la tenacia e la pazienza nell'informarsi, attendere, perseverare, idealizzare propri idoli. 
Siamo tutti impazziti? Forse sì, nel mio caso sento che la faccenda mi riaccende un filo diretto con l'adolescenza, con quell'impulsività, entusiasmo e irrazionalità che mi accompagnavano all'epoca e che mi avevano fatto eleggere i Depeche come idoli assoluti. Quella sensazione e quell'atmosfera mi arrivano come un'eco dolce e lontana quando ascolto i vecchi album, insieme alla nostalgia  dell'essere giovane e sognatrice.

Un ragazzo raccontava che al concerto di ieri sera (il suo 20esimo concerto!) si è emozionato di meno e questo lo ha intristito perchè ha capito che l'ultimo legame con la sua gioventù si sta staccando, sta perdendo la capacità di entusiasmarsi come allora; in più vede i Depeche meno energici, qualche ruga di troppo sul viso di Dave, e capisce che i suoi miti stanno invecchiando, che sia loro che noi siamo più vecchi di trent'anni.

Alla fine il punto è questo: sono passati tre decenni per tutti e siamo tutti qui, con le zampe di gallina, la pancetta e i capelli grigi, o tinti, a ricordarcelo a vicenda. Anche se ascoltando quella musica ci sentiamo gli stessi di sempre.

Chissà se Dave e compagni, andando via da un'uscita secondaria dell'hotel in un'auto con i vetri oscurati e lasciandoci con un palmo di naso, non abbiano avuto la stessa malinconia riconoscendo nei loro fans, tranquilli uomini e donne che hanno atteso educatamente per ore,  quei ragazzini con il chiodo e il ciuffo che negli anni Ottanta si piazzavano davanti ai cancelli dello stadio 12 ore prima del concerto. E se non hanno pensato che senza di noi a farli sentire ancora delle star loro sarebbero dei tranquilli signori benestanti di mezza età.



4 commenti:

  1. Molto interessante questo viaggio nel tempo. Il punto secondo me è che rimaniamo sempre bambini ed è un bene, ma le sovrastrutture mentali che ci hanno inculcato ci fanno sentire quella "vergogna" di cui parlavi tu. "Non sta bene andare davanti all'Hotel di un idolo"...ma chi lo ha detto?! Se quello è il tuo momento di felicità per quel giorno, perché no?! :-) io la penso così e viva le bambine con i capelli grigi e la pancetta!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che belle parole, Cecilia! Ti meriti un bacio!! La penso come te ma a volte mi sento l'unica...la mia parte bambina è vitale e scalpita, ma spesso sono giudicata "strana". Fondamentalmente non ci bado però a volte mi vergogno a mostrarmi come sono.

      Elimina
  2. Mio nonno diceva che si invecchia dal momento in cui si nasce: lo diceva a noi nipoti, ma era forse un modo per ripeterselo e convincersi, una sorta di training autogeno da tipico bogianen.
    Il trucco è riuscire ad accettare che si cambia, nella testa e nel corpo, mentre allo stesso tempo si rimane gli stessi.
    Mica è facile, perché sono due forze che vanno in direzioni opposte e noi siamo nel mezzo a domandarci "e ora?". Seguire la pischella adolescente che si strugge a botte di cassette registrate alla radio o affiancarsi alla ultratrentenne che crea playlist su spotify?
    La risposta non credo sia poi così importante alla fin fine, o almeno mi piace pensare che non lo sia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Virgi, benvenuta! sull'onda emotiva dell'adrenalina del concerto e dell'illusione-delusione di ieri mi sento stanca, con i polpacci doloranti, ma viva e soddisfatta, anche se non ho visto Dave e per qualche mezz'ora l'ho odiato, come un'innamorata tradita. Poi ovviamente mi è passato e penso come te che non è importante darsi delle risposte, basta vivere le cose e sapere che cambiamo ma siamo sempre gli stessi.

      Elimina