domenica 30 dicembre 2018

Percorrere i sentieri letterari






Non so se capita anche a voi di iniziare dei sentieri nella lettura, nella musica e nel cinema e di percorrerli con convinzione fino a quando arrivate a un bivio che vi condurrà a un nuovo percorso.

Se guardo alle mie letture negli ultimi anni vedo dei bei sentieri chiari e delle deviazioni avventurose.

Il 2015 è stato l'anno del fascino di Margaret Atwood e della scoperta ammirata di Alice Munro. Nel 2016 ho amato e letto tutta Elizabeth Strout e nel 2017 ho incontrato i bookclub che con i loro suggerimenti mi hanno aperta a nuovi autori e generi che da sola probabilmente non avrei mai scelto. Ho spaziato molto tra graphic novel e romanzi di autrici e autori che non conoscevo, perché nella lettura, come in tutto del resto, affidarsi solo all'abitudine e alle sicurezze può portare ad un binario morto.

E il 2018? Sempre tramite il mio amato bookclub Teste di Medusa ho ravvivato la fiamma per Miriam Toews, che avevo già apprezzato anni fa all'uscita di Un complicato atto d'amore,  e completato tutti i libri che mi mancavano.

Ho letto molto, anche se io non tengo mai il conto, e ho fatto qualche incontro memorabile.

Espiazione di Ian McEwan


Finalmente, con un po' di ritardo, arrivo anch'io da McEwan, iniziando con un titolo emblematico che, complice il mio background, mi ricorda il titolo di una canzone dei Depeche tipo Comdemnation o Suffer well.
McEwan nella traduzione di Susanna Basso, che è la voce di tutti i miei scrittori preferiti, è un mondo in cui vorrei avere il tempo per tuffarmici a capofitto, subito.

L'impatto è stato ipnotico e ho completato Espiazione in pochi giorni la scorsa estate. Mi sono immersa nelle sue descrizioni dettagliate che sono efficaci sia quando descrive la vita un po' decadente in campagna e il punto di vista di una ragazzina, sia la vita di sacrificio (e di espiazioni) di un'infermiera durante la Seconda Guerra Mondiale, e persino il lungo capitolo sulla battaglia e la ritirata di Dunkerque, che ti mette a confronto con un quadro lucido, dettagliato e angosciante di personaggi e tensione. Ti pare di vedere tutto, di sentire il loro dolore.
E poi McEwan ti trascina, con la sua abilità, verso il lieto fine che vorresti e che sembra troppo perfetto per essere vero, per poi rivelarti che no, infatti, non lo era. Non c'è stata clemenza per Robbie e Cecilia, il loro amore non ha potuto essere nonostante lei gli scrivesse in ogni lettera "Io non me ne vado. Ti aspetterò. Torna da me". La piccola Briony potrà sollevarsi dal peso della sua storia e della sua colpa che come un macigno ha travolto i loro destini solamente alla soglia degli ottant'anni, pubblicando il suo libro più doloroso e regalando loro un amore eterno sulle pagine del libro.
Espiazione è stato un libro così intenso e profondo che, caso raro, vedere il film il Joe Wright pochi giorni dopo non mi ha deluso e non ha cozzato con l'immagine mentale che mi ero costruita dei luoghi e dei personaggi. Merito della maestria di McEwan nel costruire il mondo della storia e nel fartici entrare.

 

Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie


Una saga africana che ho amato visceralmente, uno di quei libri che quando li finisci ti mancano molto per qualche giorno.  Personaggi così veri che ti capita di pensare "Cosa direbbe Ifemelu (la protagonista) in questa situazione?".

Al di là del fatto che Chimamanada, come autrice e femminista, in questo periodo è trendy e che questo potrebbe suscitare un po' di diffidenza, l'avevo conosciuta con la raccolta di racconti "Quella cosa intorno al collo" e avevo capito che mi stava spalancando le porte di una realtà e una mentalità molto diversa e sfaccettata.

Se da un libro vuoi che ti faccia pensare, riflettere e che ti apra delle nuove prospettive, questo è Americanah.  Il linguaggio caldo e vivido aiuta a immergersi nella complessità della Nigeria, con la crudezza della vita, la corruzione dei potenti e la profonda integrità morale di alcuni personaggi, come Obinze e sua madre, che credono che la cultura e il merito abbiano un valore imprescindibile.

In questo libro c'è tutto: la condizione della donna africana tra società patriarcale, emancipazione, possibilità di mettere a frutto la propria avvenenza a fianco di un uomo potente, lacci e libertà possibili, il mito dell'UK per chi ha studiato in un sistema scolastico plasmato sul modello inglese, ma che quando cerca di emigrare in UK trova solo porte in faccia, escamotage di matrimoni a pagamento per avere i documenti, umiliazioni e rimpatrii forzati.
Un altro grande tema è il sogno americano e le grandi differenze tra l'esperienza (e la rabbia) degli afroamericani e quella di un nero in Africa, che quando ottiene la green card tanto agognata si ritrova completamente perso in una nuova realtà straniante, deve annullare e semplificare la sua complessità per entrare nelle caselle della società americana.  I rapporti interraziali, i problemi di una donna che rivendica la sua indipendenza a partire dal lasciare i suoi capelli "afro", sfacciatamente liberi da treccine e acconciature che domano la sua chioma e che tramite il suo blog osserva e commenta la società americana e le sue contraddizioni, le ipocrisie nei rapporti tra bianchi e neri, tra emigrati nuovi e vecchi. Toccato il sogno americano con una borsa di studio a Princeton, un fidanzato wasp e un altro intellettuale black, il tentativo di dimenticare le proprie radici e il proprio passato a un certo punto non funziona pià.  Ifemelu non può più soffocare i suoi sentimenti, che crescono nel desiderio indomabile di tornare in Nigeria e mettere a frutto là la sua esperienza.

Non è facile essere se stessi in un luogo come Lagos, che pullula di arricchiti e in cui conta il potere misurato con il lusso e l'ostentazione, e nemmeno negli USA, che ti accolgono nel loro mito di libertà a patto di rinunciare a essere autentica e di adattarti docilmente a ciò che ci si aspetta da te, mostrando sempre gratitudine e umiltà.  Ma si può rimanere veri, puri, come dimostra Obinze, una delle più belle figure maschili che ho incontrato nelle mie letture.




 

Una vita da libraio  di Shaun Bythell


Lo dico subito prima di mettere le mie carte in tavola: nel 2018 ho letto libri più significativi rispetto a questo libro leggero, un piccolo caso letterario. Ma nel resoconto delle giornate di un anno di lavoro in una libreria dell'usato in un paesino della Scozia ad opera di Shaun, il suo proprietario, ho trovato della magia e tanta ironia, un angolo di benessere e di calore umano.
Arriva un certo punto e ti ritrovi lì, sulla soglia della libreria, ad aspettare a bocca aperta i prossimi personaggi bizzarri che entreranno. I loro tic, le richieste strane, la lotta per la sopravvivenza del negozio nei lunghi mesi di scarso turismo, la tenacia del libraio che è impegnato una vera missione vitale contro le catene e contro Amazon. E riscopri il valore di un libro, il fascino delle collezioni di libri sugli argomenti più disparati, della edizioni vecchie e antiche, delle varie vite che un volume può avere, della compagnia e della ricchezza che dona alle persone. E pensi che no, non bisogna mai buttare un libro o lasciarlo ad ammuffire in cantina. Un libro merita sempre di circolare e di vivere nuove vite. La libreria è un luogo di incontro, ha un valore sociale per una comunità. Incontrarsi intorno a un libro è qualcosa di prezioso.


Mi accorgo ora che tutti e tre i libri sono di Einaudi, così come quelli di Alice Munro che sto comprando uno ad uno e gli ultimi della Strout. Dal momento che non è un post sponsorizzato, chissà se questa mia fedeltà di brand verrà premiata da Mr. Einaudi?

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